Cyprien Gaillard

Rivelazioni e Rovine

Caserma XXIV Maggio, Milano
13 novembre – 16 dicembre 2012




Video
Progetto

Archeologo delle rovine della modernità, Cyprien Gaillard esplora il mondo a caccia di monumenti della nostra epoca e con la precisione di un ricercatore ne documenta la vita e il progressivo degrado. Come un nomade si sposta da un continente all’altro, imbattendosi in macerie e relitti che immortala con fotografie, video, installazioni e collage, sintesi di un’ossessione per la poesia della distruzione.

Con lo sguardo del documentarista e un’estetica cruda e spettacolare, Cyprien Gaillard riflette sui temi della distruzione e del decadimento – oltre che della decadenza – che seguono alle trasformazioni sociali e culturali. Ogni rivoluzione e cambiamento ha radici profonde e lontane nel tempo, che l’artista evidenzia creando sottili fili di collegamento tra passato e presente, tra culture e contesti differenti segnati da trasformazioni violente e manifestazioni di disintegrazione. Quella di Gaillard è una ricerca sull’iconoclastia, sulla perenne riscrittura della storia, sul vandalismo e il potere delle immagini, che diventa ancora più di attualità nel nostro presente agitato da proteste di strada e rivoluzioni di piazza.

L’architettura, così come i simboli commerciali del mondo globalizzato e le effigi del potere sono elementi che affascinano Gaillard per la loro capacità di influenzare profondamente i comportamenti umani. Edifici modernisti, periferie degradate, ruderi di torri e grattacieli, fortezze e bunker militari fanno da sfondo a una Storia naturale della distruzione (per citare i saggi del celebre scrittore tedesco W.G. Sebald sulle devastazioni prodotte dai bombardamenti aerei durante la Seconda guerra mondiale), all’interno della quale Gaillard mette l’accento sulle dinamiche che regolano le relazioni sociali, sui rapporti tra individuo e gruppo – in particolare nelle sottoculture giovanili di bande e tribù metropolitane – dove categorie quali la libertà e il diritto di scelta cessano di valere e tutto sembra muoversi come guidato dalla forza della massa.

Da tutto questo nasce il progetto Rubble and Revelation – Rivelazioni e Rovine per la Fondazione Nicola Trussardi, la prima grande mostra personale di Cyprien Gaillard in un’istituzione italiana. Il progetto è ospitato nel panificio militare della Caserma XXIV Maggio, un affascinante gioiello di architettura industriale edificato in stile neo-romanico nel 1898 e dismesso nel 2005 dopo essere stato utilizzato per più di un secolo per la produzione di pane per tutte le caserme della Lombardia e dopo aver garantito il sostentamento all’intera città di Milano durante la Seconda guerra mondiale. All’interno degli spazi carichi di memoria del panificio militare Cyprien Gaillard ci conduce attraverso la sua suggestiva visione dei relitti del nostro tempo: con un crescendo continuo di tensioni e sovrapposizioni, video, fotografie, immagini e suoni creano un percorso in cui si alternano esplosioni e silenzi, devastazione e contemplazione.

Progettata nel 1889 e inaugurata nel 1897, la Caserma XXIV Maggio di Milano fa parte di un ampio distretto militare, originariamente denominato Quartiere delle Milizie e poi Distretto Militare di Milano, edificato alla fine del XIX° secolo in un quartiere borghese nella zona centrale della città, vicino a Parco Sempione, tra via Mascheroni e via Vincenzo Monti. Il Distretto, la cui giurisdizione comprendeva 439 Comuni, ha operato a Milano per quasi 140 anni, profondamente inserito nella vita della città, tanto che, nell’anno 1918, l’Amministrazione Civica gli ha voluto affidare in custodia la Bandiera Risorgimentale della Guardia Nazionale di Milano – istituita nel 1848 dopo le Cinque Giornate – e nell’ottobre del 1991, a suggello di questa unione, ha attribuito al Distretto la Cittadinanza Onoraria. La Caserma XXIV Maggio, attuale sede del Comando Militare Esercito Lombardia, nasce come panificio militare nel 1898, in un edificio in stile neoromanico vero gioiello di architettura industriale. Al piano rialzato sono ancora ben conservati sette dei dodici ampi forni che culminano in sei alti camini, appoggiati sul lato interno del complesso e che svettano come eleganti ciminiere in mattoncini rossi. Al piano intermedio c’erano magazzini per la conservazione delle materie prime, mentre al secondo piano erano dislocati cinque macinatoi. Uno scivolo collegava i piani superiori a quelli inferiori. Il panificio era dunque in grado di sviluppare tutto il processo produttivo della panificazione, dalla macinatura del grano alla cottura del pane. Il panificio militare – che consentì a molti giovani di apprendere il mestiere del mugnaio, del panettiere e del fornaio durante il servizio militare – ha prodotto per oltre cinquant’anni il pane per le caserme di tutta la Lombardia e, durante la Seconda guerra mondiale, ha garantito con il pane sfornato anche il sostentamento all’intera città di Milano, finché, alla fine degli anni Cinquanta, fu definitivamente chiuso. La Caserma XXIV Maggio, invece, è rimasta operativa fino al 2004, ospitando negli anni tutti i giovani milanesi chiamati ai tre giorni di selezione per il servizio militare: famose le immagini degli anni Sessanta in cui stuoli di ragazzine aspettavano, fuori dal portone di via Mascheroni, star della canzone come Adriano Celentano e Tony Renis e giovani campioni del calcio come Gianni Rivera.

Nel 2007, dopo la sospensione nel 2005 del servizio militare di leva obbligatorio, avviene la riconfigurazione del Distretto Militare in Centro Documentale di Milano, un archivio di circa due milioni di file, uno per ogni cittadino lombardo che, dalla classe 1925 ai nati nel 1985, ha prestato il servizio di leva e ha vissuto in quegli spazi. Con la mostra Rubble and Revelation – Rivelazioni e Rovine di Cyprien Gaillard la Caserma XXIV Maggio di Milano viene aperta per la prima volta all’ingresso dei civili: si tratta dunque di un’occasione unica e imperdibile per vedere dall’interno un luogo simbolico così importante per la storia recente della città e così profondamente radicato nella memoria e nel cuore dei milanesi.

Cyprien Gaillard è nato a Parigi nel 1980. Dopo aver studiato a Losanna, oggi vive e lavora a Berlino.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per artisti emergenti, tra cui il Premio per la Giovane Arte della Galleria Nazionale di Berlino (2011); il Premio Marcel Duchamp del Centre Georges Pompidou di Parigi, il Premio Karl-Stroeher (2010); il Premio Audi Talent Award (2007).

Le sue fotografie, video, sculture e collage sono stati esposti nei più celebri musei del mondo in mostre e progetti personali – tra cui quelle al Centre Georges Pompidou di Parigi (2011, 2008); al KW Institute for Contemporary Art di Berlino, al Centre Georges Pompidou di Metz, al Carnegie Museum of Arts di Pittsburgh (2011); allo Zollamt/MMK Museum fuer Moderne Kunst di Francoforte sul Meno, alla Kunsthalle di Basilea (2010); alla Kunsthalle Fridericianum di Kassel (2009); alla Hayward Gallery Project Space di Londra (2008) – e mostre collettive – tra cui quelle all’Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart di Berlino, al Mori Art Museum di Tokyo (2011); all’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, al MoMA di New York, all’ICA – Institute of Contemporary Art di Philadelphia, al Witte de With Contemporary Art Center di Rotterdam (2010); alla Generali Foundation di Vienna, alla Tate Modern di Londra, al White Columns e al New Museum di New York (2009).

Ha inoltre preso parte a prestigiose kermesse internazionali quali la 54. Biennale di Venezia (2011); la Biennale di Gwangju in Corea del Sud (2010); la 3a Biennale di Mosca (2009); la 5a Biennale di Berlino (2008); la Biennale di Lione (2007).

Concepita per il panificio militare della Caserma XXIV Maggio – affascinante gioiello di architettura industriale dismesso nel 2005 dopo essere stato utilizzato per la produzione di pane per le caserme della Lombardia e aver garantito il sostentamento alla città di Milano durante la Seconda guerra mondiale – la mostra Rubble and Revelation –Rivelazioni e rovine presenta una selezione di lavori recenti e di nuove produzioni che riflettono sui temi della distruzione e della decadenza, trasportandoci in un viaggio tra passato e presente, tra culture e contesti differenti segnati da trasformazioni violente e manifestazioni di disintegrazione.

Archeologo delle rovine della modernità, Cyprien Gaillard esplora il mondo a caccia di monumenti della nostra epoca che hanno perso la loro aura e la loro capacità simbolica, e con la precisione di un ricercatore ne documenta la vita e il progressivo degrado. Come un nomade si sposta da un continente all’altro, imbattendosi in macerie e relitti che immortala con fotografie, video, sculture e collage,sintesi di un’ossessione per la poesia della distruzione. I suoi lavori ci raccontano la quiete dopo la tempesta: ogni rivoluzione e cambiamento ha radici profonde, che Gaillard evidenzia raccogliendone le tracce e costruendo un immenso archivio di immagini in cui ogni dettaglio è un tassello di memoria collettiva, un pezzo di storia corale. Quella di Gaillard è una ricerca sull’iconoclastia, sulla perenne riscrittura della storia, sul vandalismo e il potere delle immagini, che diventa ancora più di attualità nel nostro presente agitato da proteste di strada e disastri naturali.

L’architettura, così come i simboli commerciali del mondo globalizzato e le effigi del potere sono elementi che affascinano Gaillard per la loro capacità di influenzare profondamente i comportamenti umani. Edifici modernisti, periferie degradate, ruderi di torri e grattacieli, fortezze e bunker militari fanno da sfondo a una Storia naturale della distruzione (per citare i saggi del celebre scrittore tedesco W.G. Sebald sulle devastazioni prodotte dai bombardamenti aerei durante la Seconda guerra mondiale), all’interno della quale Gaillard mette l’accento sulle dinamiche che regolano le relazioni sociali, suirapporti tra individuo e gruppo – in particolare nelle sottoculture giovanili di bande e tribù metropolitane – dove categorie quali la libertà e il diritto di scelta cessano di valere e tutto sembra muoversi come guidato dalla forza della massa.

Da queste tensioni nasce il progetto Rubble and Revelation –Rivelazioni e rovine per la Fondazione Nicola Trussardi. All’interno degli spazi carichi di memoria del panificio militare Cyprien Gaillard ci conduce attraverso la sua suggestiva visione dei relitti del nostro tempo: con un crescendo continuo di tensioni e sovrapposizioni, video, fotografie, immagini e suoni creano un percorso in cui si alternano esplosioni e silenzi, devastazione e contemplazione. Il percorso inizia con Gates, una serie di frottage realizzati dall’artista nel 2012 a Los Angeles e San Francisco ed esposti qui per la prima volta. L’artista ha girato per le strade delle metropoli californiane raccogliendo le impronte dei tombini municipali, su alcuni dei quali campeggia la scritta “City of Los Angeles. Made in India”. In questi frottage a carboncino confluiscono località differenti che uniscono idealmente geografie molto distanti tra loro. Come portali d’accesso a mondi sotterranei e ideali soglie d’ingresso alla mostra, i frottage tracciano un immaginario viaggio attraverso il pianeta, rivelando al contempo connessioni nascoste e attriti della nostra economia globalizzata. Nella seconda e terza sala dei forni si trovano i collage del ciclo New Picturesque: vecchie cartoline in bianco e nero con immagini di antichi castelli coperte da pezzi di carta strappata che ne nascondono e allo stesso tempo rivelano le forme. Con questo semplice intervento, che camuffa i dettagli più decorativi delle immagini, l’artista mette in discussione il senso profondo di questi antichi edifici, svuotati ormai della loro funzione e oggi per lo più trasformati in luoghi di ricreazione di massa alla stregua di Disneyland. In un continuo gioco di riferimenti all’arte americana degli anni Sessanta, ai dibattiti sull’urbanistica, la conservazione e l’ecologia, al vandalismo e alla caduta delle utopie moderniste, le architetture in rovina e i paesaggi in trasformazione di Cyprien Gaillard incarnano romanticamente il destino ineluttabile dell’uomo di fronte allo scorrere del tempo. Come accade nel video The Lake Arches, che racconta di un gioco tra adolescenti che ha il sapore di un rito di passaggio e di un ritratto con rovine. L’artista riprende con una videocamera un gruppetto di giovani che si tuffa in uno specchio d’acqua ignorandone la profondità: uno dei ragazzi riemerge sanguinante, con il naso rotto. A fare da sfondo alla scena un imponente rudere – un edificio di Ricardo Bofill a Saint-Quentin-en-Yvelines, nella periferia di Parigi – che sembra assistere inerme alla scena, apparendo esso stesso come un fantasma postmoderno, una fortezza contemporanea lontana e inaccessibile.

Le due sale successive accolgono Millions into Darkness, un’installazione composta da teche di grande formato realizzate per la mostra. I tavoli contengono reperti di vario tipo, disposti con rigore scientifico: decine di immagini in bianco e nero, provenienti da vari archivi di quotidiani americani, sono preservate in questo modo dall’oblio, come suggerisce lo stesso titolo dell’opera. L’installazione ricostruisce una specie di storia dei conflitti e delle catastrofi, accostando foto di cronaca e documenti a frammenti di meteoriti provenienti dallo spazio, schegge cadute sulla Terra da luoghi bui dell’Universo, ma anche strumenti di lotta per una nuova guerriglia urbana.

Nella sala successiva il video Pruitt-Igoe Falls che prende il titolo da Pruitt-Igoe, imponente complesso residenziale edificato a St. Louis, negli Stati Uniti, negli anni Cinquanta – la cui demolizione nel 1972 divenne il simbolo della fine del Modernismo – mostra l’abbattimento di un edificio nella periferia di Glasgow, in Scozia, accostandola allo scroscio imponente delle Cascate del Niagara, meraviglia della natura trasformata in attrazione turistica, illuminata nella notte da luci colorate come fosse un Luna Park. L’insieme dà vita a un grande quadro in movimento pervaso da una nuova forma di romanticismo urbano, contemporanea interpretazione delle malinconiche rovine dipinte nel Settecento da artisti come Piranesi. Il percorso prosegue con Geographical Analogies, una serie di tavoli simili alle teche dei musei di storia naturale, che in questo caso raccolgono composizioni di polaroid – scattate dall’artista nei cinque continenti e disposte a gruppi di nove – in cui Gaillard compone un atlante del mondo, accostando accuratamente per analogie e contrasti immagini di luoghi accomunati dal senso del sublime: dalle piramidi del Messico a progetti di edilizia popolare nel Bronx, dai castelli francesi a sculture pubbliche in Iraq. Chiude il percorso il video Real Remnants of Fictive Wars V, ultimo di una serie di cinque brevi azioni girate in pellicola 35mm in cui l’artista fa esplodere degli estintori industriali all’interno di paesaggi scelti con molta cura. In questo quinto capitolo la scena si svolge intorno alla balaustra di un castello: una nuvola di fumo fuoriesce lentamente da un albero sullo sfondo, in un piccolo gesto di vandalismo reversibile che prima cancella e poi rivela la compostezza del paesaggio.
Filo conduttore dell’intera mostra il brano Prelude (Dragged), composizione originale della band americana dei Salem – nota per le atmosfere noir della loro musica che mixa generi contrastanti, dall’elettronica all’hip hop – voluta da Cyprien Gaillard come alter ego musicale per la creazione della colonna sonora di questo progetto. In questo caso la musica si comporta come un elemento architettonico, che si espande attraverso l’intero edificio, distorcendo il tempo e lo spazio e trasformando la visita stessa alla mostra in una sorta di film in tempo reale. Il brano dei Salem è un re-editing del preludio del Rheingold – L’oro del Reno di Richard Wagner, la prima delle quattro opere che costituiscono la tetralogia L’anello del Nibelungo, grande affresco storico e mitologico che si conclude con la caduta degli dei e la rovina di un’intera civiltà. Le alterazioni elettroniche dei Salem evocano così una presenza apparentemente anacronistica nello spazio: quando Wagner scrisse Das Rheingold,l’Europa era agitata da fermenti rivoluzionari, come il mondo di oggi. E allora come oggi l’arte diventa veicolo di riflessione sull’inevitabilità di un cambiamento radicale, nel tentativo di ristabilire una nuova forma di equilibrio all’interno del caos.

 

 

 

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